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Religiosità

Santi e Patroni di Marcallo con Casone


Chiesa di S. Marco a Marcallo attualmente Centro Polifunzionale

La chiesa di San Marco a Marcallo con Casone, risalente al XIII secolo, già citata da Goffredo da Bussero come dedicata a San Gregorio, rappresenta ad oggi il più antico edificio religioso, sopravvissuto integro, del paese.
L'oratorio campestre, nella planimetria del Catasto Teresiano, appare isolato fuori dall'abitato storico tanto che servì a più riprese come lazzaretto e come ospedale, anche militare; posta lungo l'odierna Sp. 31, che conduce a Magenta, ha la particolarità di essere stata centro civico e religioso di grande importanza, come ricordano antichi scritti. Dal censimento voluto da papa Giovanni XXII nel '300, per rimpinguare le casse del papato, risulta che l'oratorio sia stato inserito nella lista di quelli a cui revocare i benefici ecclesiastici per poterne incamerare i proventi.

Dante Alighieri, nella Divina Commedia, parla di questi avvenimenti che condanna e con loro il papa, citandolo ma senza nominarlo, nell'invettiva di Par., XVIII, 130-136 del Paradiso: “Ma tu che sol per cancellare scrivi”.

Fu questo un luogo di grande devozione popolare tant'è che l'arcivescovo Gaspare Visconti nel 1586 ci ricordava con uno scritto: "ad esso convergono in processione, nel giorno di San Gregorio e San Marco Evangelista, il clero ed il popolo di Magenta, Boffalora, Mesero, Arconate, Inveruno, Borsano e Dairago secondo un'antica consuetudine".
Nel 1798 un editto della Repubblica Cisalpina soppresse la Confraternita del SS. Sacramento (voluta da S. Carlo Borromeo) a cui seguì il sequestro di tutti i beni, compreso l'oratorio di San Marco, sede di tale istituzione. Con il XIX secolo la struttura venne recuperata al culto per poi essere chiusa, pur rimanendo proprietà della parrocchia.

La chiesa, venduta poi a privati, è stata recuperata dal comune di Marcallo con Casone ed attualmente, dopo un intervento di restauro conservativo, è utilizzata come sala polifunzionale.



Chiesa di San Michele piazzetta Barco

Notizie Storiche su Località Barco. Il toponimo sembrerebbe fare riferimento ad un luogo o area recintata e fa risalire le proprie origini all'epoca longobarda. In un censimento di chiese, si hanno notizie già nel 1200, sul Crono della Chiesa Prospetturale di San Vittore di Corbetta. Nel cortile del centro storico, denominato “il Castello o Curta Granda” in una casa d'abitazione attualmente di proprietà della famiglia Berra, sotto il portico, si trova un affresco del Trecento raffigurante Sant'Agostino e Sant'Ambrogio e la scritta: "Gloria in excelsis" - il tutto accompagnato da una raffigurazione dell'Annunciazione (attualmente distrutta) e, probabilmente, l’intero complesso nasce come monastero. I Longobardi, invasori della Lombardia e dell’Italia, convertitisi al Cristianesimo presero poi come loro protettore San Michele Arcangelo, capo delle Milizie Celesti. Molto probabilmente la chiesetta fu costruita da loro e dedicata al Santo.

Barco ha fatto parte della parrocchia di Ossona sino al 1923; dal Crono di questa parrocchia citiamo le stesse parole dalla “Memoria dei focolari”: nel 1568 Barco ne aveva 7 (focolari) con 56 abitanti. Il parroco ci tramanda notizie anche sulla peste che colpì il milanese negli anni 1576-1577; San Carlo Arcivescovo di Milano, a quell’epoca, volle essere informato dai parroci, uniche autorità rimaste in quei terribili frangenti in tutta la Diocesi Ambrosiana. In conseguenza dell’epidemia dei 56 abitanti di Barco ne morirono ben 9 dal 10 al 27 marzo 1577; solo la colonna con sopra una croce - senza l’altare andato perduto - è rimasta a testimoniare quel terribile periodo ed oggi è posta a dimora presso la piazza Bubry.

La Chiesetta di Barco venne sicuramente visitata da San Carlo nelle sue visite pastorali nella bassa milanese; il prelato la trovò in un pessimo stato di abbandono e la Curia di Milano consigliò al parroco di Ossona di demolirla o di restaurarla. Nel 1700, sotto il Cardinale Federico Borromeo (cugino di San Carlo), venne allora restaurata e sull’affresco centrale, assieme all’effige della Madonna e dell’Arcangelo San Michele, venne aggiunto anche San Carlo. Nel corso degli anni divenne una corte fortificata o presidio militare; sono stati rinvenuti vari cunicoli e passaggi sotterranei e uno di questi sbuca sotto l’altare della chiesa. Si ha ragione di credere che si tratti di locali che un tempo facevano parte di un convento dei "Fratelli Ambrosiani" tra i cui fondatori si annoverava anche Alessandro Crivelli, da cui appunto il legame con la famiglia proprietaria. Questo piccolo borgo diede i natali ad un illustre prelato; il 18 aprile 1874 nacque monsignor Paolo Castiglioni, legatissimo alla figura del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e che fu presidente del tribunale ecclesiastico arcivescovile di Milano nonché delegato al conclave del 1939 a seguito della morte di papa Pio XI. A Barco, quindi, è situata la chiesa in onore di San Michele Arcangelo che risale al XII secolo (ma si ritiene che avesse origini ben più antiche). San Michele era il protettore dei longobardi che diedero origine alla località Barco nel territorio di Casone, ora comune di Marcallo con Casone. Al centro della navata, ai piedi dell’altare, viene sepolto Monsignor Paolo Castiglioni.

«D.O.M. PAVLVS CASTIGLIONI EPISCOPVS TITVLI FAMAGUSTAE ET AUXILIARI MEDIOLANI CUM CULTURA ET RELIGIO ET OPUS EIUS QUOD MAXIME DEDITUS OFFICIO SENECTUTI MAGNAM GLORIAM»

«A Dio ottimo e massimo Paolo Castiglioni Vescovo titolare di Famagosta ausiliare di Milano con la sua cultura con la sua religiosità e il suo operato alle quali al maggior grado fu dedito fino alla vecchiaia portò grande onore alle sue funzioni» Nota sul passaggio di proprietà della chiesetta da privata alla curia.

Quando mori il Vescovo Castiglioni, il parroco dell’epoca Don Carlo Fossati chiese al proprietario Sig. Alessandro Garavaglia il permesso di seppellire le spoglie del vescovo; e Garavaglia donò alla curia la chiesetta. Chiamato da Dio il 19 marzo 1943 all'età di 69 anni il prelato è raffigurato anche in un dipinto apposto ad una delle pareti. I conti Valentini, antica e nobile famiglia mantovana di origini longobarde, assieme ai conti Jacini, originari di Casalbuttano (Cremona) dove possedevano un'azienda agricola, uno stabilimento per la filatura del lino e per la trattura e filatura della seta, furono gli ultimi grandi proprietari del luogo.

La famiglia Vitali finanzia le opere di ampliamento e di restauro della chiesa, intorno al XVIII secolo. Sull’affresco dell’altare maggiore è raffigurata una Madonna col Bambino che porge un grappolo d'uva, simbolo della famiglia Vitali (presente anche nello stemma del comune di Marcallo con Casone) con a fianco il santo Arcangelo ed in primo piano, inginocchiato, San Carlo Borromeo (aggiunto successivamente)

L’interno della chiesa si presenta in forme semplici con un'unica navata di forma rettangolare e presbiterio semicircolare dal quale si accede alla piccola sacrestia sulla sinistra. I soffitti interni sono caratterizzati da una volta a botte lunettata in corrispondenza dell’aula e da una cupola semi sferica affrescata con motivo a cassettoni con rosoni. Sul fronte sinistro si aprono due finestre in ferro con vetri colorati a motivo semplice. I pavimenti sono in marmo con lapide marmorea del Monsignor Paolo Castiglioni. L'esterno è contraddistinto da un unico portale d'accesso con decoro nella parte superiore e da un rosone di forma circolare. Il fronte, interamente intonacato, è terminato da una copertura a capanna in legno.

Altra nota sociale quanto economica dell’inizio 900 I Cucco, proprietari di fornaci in zona (ed in particolare il sig. Alfonso), costruirono a Barco nel 1925 una fornace per produrre mattoni su una superficie di 30.000 m² di cui 1.000 coperti, impegnando un centinaio di maestranze per lo più locali.

Molte di queste testimonianze sono frutto di una vita dedica alla cultura, all’arte e alle ricerche storiche di un nostro concittadino sig. Giordano Oldani e a lui vanno i nostri ringraziamenti.



Chiesa dell'Immacolata situata in Via San Carlo

E' una chiesa privata che risale alla fine del Seicento ed è dedicata alla Vergine Maria, sita sul territorio di Casone in Via San Carlo (spesso citata come la chiesetta di San Carlo); è tenuta in attività dalla famiglia Maltagliati.

Al suo interno vi è un dipinto su tela datato 1669 raffigurante San Carlo Borromeo che fa visita a Santa Barbara incarcerata nella torre e li apparve la Vergine Maria. Da notare la preziosa cornice scolpita in legno e impreziosita con foglie d’oro, raffigura degli angeli in contemplazione al dipinto, il quadro fu restaurato negli anni 80.

Era ed è un luogo di grande devozione per i Casonesi ed è meglio nota, nella parlata locale, come la "Gisiöra" la "Chiesetta", ancor oggi viene visitata quotidianamente dalle genti di passaggio nella via.

Nel 1972 si è provveduto al rifacimento del tetto e sottotetto e negli anni ’80 si è restaurato il quadro dell’altare.



Chiesa parrocchiale di Marcallo Santi Nazzaro e Celso

Della chiesa di San Nazzaro, di antica fondazione, censita da Goffredo da Bussero nel XIII secolo, non resta ad oggi più nulla, tuttavia, dalla planimetria settecentesca del catasto Teresiano, possiamo ricostruire come fosse la chiesetta duecentesca: ad aula unica con piccola abside semicircolare e capriate a vista con copertura lignea.

Le prime modifiche tre-quattrocentesche portano all'allungamento della chiesa verso occidente e l'aggiunta di un'ala sulla sinistra della navata, a nord, in cui vengono poste alcune cappelle minori, sedi di clericati. Nel ‘500 viene aggiunto il fonte battesimale e la prima cappellania (corrispondente oggi all'altare) di San Michele con conseguente modifica della facciata su cui compare un piccolo portico di protezione per il portone d'ingresso.
Dopo il periodo di dominazione spagnola dal 1535 al 1706, nella prima metà del Settecento (1740 c.) la chiesa viene ricostruita: aggiunta dell'abside con il coro, un ampio presbiterio e due cappelle laterali. Nel 1738, grazie alla fornitura di manodopera gratuita di molti cittadini e di copiose offerte in denaro dai Vitali, viene eretta una snella torre campanaria appoggiata al lato sud occidentale del presbiterio. Durante la Repubblica Cisalpina nel 1789, vennero requisite dal governo francese, le tre campane poste sulla torre campanaria e pochi mesi dopo, grazie all'interessamento del parroco Baldassare Maggioni, furono rimpiazzate da altre cinque ed è sempre il parroco Maggioni a constatare che la chiesa parrocchiale «abbisogna di un allungamento non potendo contenere il popolo durante le funzioni religiose».

Nel 1810 viene elargito un lascito alla parrocchia di Marcallo dal Conte Leopoldo Schiaffinati per edificare la facciata della chiesa parrocchiale, il pronao antistante e forse anche l'oratorio detto «dei maschi», posto nella parte sud ed affiancato al presbiterio, poi demolito negli anni settanta del ‘900.
La chiesa, grazie anche alla mano d'opera gratuita delle maestranze locali, si arricchisce di una magnifica facciata con due nicchie ai lati del portone d'ingresso contenenti le statue dei Santi Nazzaro e Celso, il tutto sovrastato da un imperioso pronao classico.

Nel 1904 tutto l'edificio viene allungato con l'aggiunta di quattro cappelle laterali; nel 1931 viene costruito l'attuale campanile, esterno alla costruzione, posto nella parte orientale e centrale antistante al coro e completato con un concerto di otto campane, mentre successivamente fu abbattuto il vecchio del 1738.



Chiesa parrocchiale di Casone Santi Carlo e Giuseppe

La storia della parrocchia di Casone è frastagliata e tortuosa, difatti in passato il territorio di Casone era suddiviso tra le parrocchie di Ossona, Mesero e Marcallo. Dai censimenti teresiani del 1751, durante la dominazione austriaca, Casone fa capo al comune di Menedrago e con Cassina Nuova, Asmonte e Barco arriva a totalizzare a malapena 432 anime… questo ci aiuta a capire la distribuzione piuttosto polverizzata di aggregati di cascine più che di villaggi veri e propri.

I confini pastorali, già fin dall’alto medioevo, non corrispondevano quasi mai ai confini territoriali civili: fino ai primi del ‘900, le popolazioni dei vari centri abitati di Casone, Barco, Asmonte, Cassina Nuova e Cascina Marchesina continuano a riferirsi a parrocchie diverse.

Con il progressivo aumento demografico, nel 1868, la parrocchia di Mesero decide di far risiedere stabilmente il proprio coadiutore don Luigi Butti a Casone per tutte le necessità religiose della comunità, sino alla sua morte, avvenuta nel 1920.

Intanto nel 1870 si costituisce l’unico comune di Marcallo con Casone e sarà il Cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, a creare per questi territori una cura d’anime indipendente nel 1924 mediante la costituzione di una prima delegazione arcivescovile (le cronache ci dicono che fu richiesta dai fedeli “per la interferenza dei confini parrocchiali coi confini comunali”). Nel 1938 si arriva finalmente alla fondazione della parrocchia di Casone, anche grazie l’intervento del vicario arcivescovile mons. Paolo Castiglioni (originario di Barco e molto legato al suo territorio).

L’edificio della chiesa, già esistente e privata, fu donato alla curia dalla contessa Ceriani in Maineri (Jacini Maineri); la nuova chiesa parrocchiale fu dedicata ai santi Carlo e Giuseppe e un documento ed un disegno del 1667 ne certifica l'anno di costruzione. Al suo interno spiccano due quadri: uno raffigurante i santi Pietro e Paolo (copia del pittore Guido Reni); l'altro una Vergine col Bambino (che costituisce la pala dell'altare, attribuita al Guercino).

Il primo parroco fu Don Carlo Fossati (già cappellano locale e ospitato presso la vetusta chiesetta dei canonici in vicolo san Carlo, l’attuale chiesa dedicata alla Madonna dell’Immacolata, che lascerà nei suoi lunghi anni (quasi quaranta) di vita pastorale un profondo segno spirituale nella comunità di Casone.

Riesce ad ottenere dalla contessa Jacini Maineri un terreno attiguo alla chiesa di san Carlo e Giuseppe dove costruisce la casa parrocchiale così pure l’oratorio e soprattutto il teatro, che sarà un’autentica palestra di cultura e di vita cristiana per intere generazioni di giovani casonesi. E la sciura Rosa, collaboratrice di don Carlo, fu una persona molto attiva in queste attività che davano concretezza al desiderio dei nostri avi di voler mostrare le proprie qualità. E tra le realizzazioni figura anche l’asilo per l’infanzia “Elvira Gornati”, col prezioso sostegno dell’amico monsignor Giuseppe Gornati.

La contessa Jacini (l’ultima feudataria in una lucida analisi storico-sociale di qualche anno dopo) forzerà poi l’instancabile parroco don Fossati a trovare l’area da destinare al nuovo camposanto all'estrema periferia della comunità, ove è rimasto sino ai nostri giorni, e dove anch’esso riposa in perenne memoria. Fino ad allora i defunti di Casone trovavano la loro eterna dimora in base alla loro abitazione - se verso Barco venivano tumulati ad Ossona altrimenti a Mesero.

Al parroco Fossati succede, dopo il breve intermezzo di don Egidio Pasini, don Giuseppe Landini: resterà poco meno di un decennio ma molto intenso sull’onda della crescita spirituale e della promozione umana dei giovani del paese.

Dal 1970 al 2000 (anno in cui la parrocchia di Casone viene ad accorparsi a Marcallo con la nuova unità-pastorale guidata dal parroco Giuseppe Brivio), si alternano tre parroci: don Luciano Cometti, don Giuseppe Sironi e don Adolfo Volonteri e ciascuno di loro ha lasciato un segno nella propria pastorale, connotata dalle particolarità del momento storico.