Territorio
Etimologicamente al nome Marcallo si danno due interpretazioni: 1.a il nome deriverebbe dal germanico “Markt Halle", supponendo in epoca longobarda l'esistenza di un mercato (Olivieri); 2.a si ricollega al termine "Mark", ossia limite, luogo di confine (Dizionario Gallo-Italico di Mazzoni Toselli, Ottavio). La più antica testimonianza scritta su Marcallo risale a Ludovico II, figlio primogenito di Lotario I ed Ermengarda di Tours, rex Langobardorum dal 844 ed imperatore del Sacro Romano Impero carolingio (Francia Media) dall'855 all'875, il quale conferma a Rogerio di Arconate i feudi di Marcallo e Castell'Arconate[7]. Nel 918, l'imperatore Berengario I viene chiamato a derimere una controversia tra l'avvocato del monastero di Sant'Ambrogio in Milano e Adelardo da Verona figlio di Andrado (arcicancelliere di Berengario) su alcuni fondi siti in Marcallo e Rovereto (SP 415)[8]. Alla morte di Ariberto d'Intimiano (1045), i monaci di San Dionisio ricorsero all'abate Giovanni per farsi confermare da Enrico III (il Nero) il possesso dei beni che il loro fondatore aveva lasciato, tra cui, possedimenti in Marcallo. Il sovrano li compiacque ed il 22 febbraio 1045 con un decreto firmato ad Augusta e gli concedette il desiderato privilegio[9]. Federico Barbarossa, con diploma del 1158 conferma al monastero di San Dionigi ed Aurelio i beni già di loro proprietà in Marcallo.[10]. Un altro diploma del 9 luglio 1192 di Enrico VI, figlio del Barbarossa, concede i feudi di Arconate e Marcallo e Caleppio (SP 415) al suo camerario (amministratore dei beni), Ambrogio conte di Arconate.[11]: in questi feudi esisteva un centro fortificato presso cui risiedeva una consorteria militare. (bolla di papa Urbano III del 1186) I Crivelli, signori del luogo, furono favorevoli alla causa dei Torriani sino al 1253 circa, divenendo poi sostenitori dei Visconti[12]; il possesso di terreni concentrato in una zona ben determinata del ducato, la vocazione a incarichi castellani e di servizio alla persona, permisero ai Crivelli di imporre la propria massiccia presenza nell'esecutivo visconteo prima e sforzesco poi. Nel 1262 Danese Crivelli (1210-1264), marito di Agnese Poma e padre di Floriana, badessa di Santa Maria di Cantalupo, predispose le sue ultime volontà a favore di moglie e figli. Sappiamo che parte delle sue proprietà fondiarie poste intorno a Marcallo parte occidentale, furono confiscate dai Della Torre e che nel 1279, dopo la battaglia di Desio e grazie a Ottone Visconti, i beni furono restituiti alla figlia Floriana. L'esistenza di un ordinamento comunale è testimoniato da un documento datato 1º febbraio 1280 trascritto negli atti del "comune di Milano" in cui Marcallo è citato come comune ed è segnalata la presenza del console. Questo modello, però è già in crisi e verrà presto soppiantato dalle nascenti “signorie” dei Visconti e degli Sforza. Nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" di Goffredo da Bussero del 1289 è citata la chiesa parrocchiale di Marcallo "In loco Marchalo ecclesia Sancti Nazzarii", quella di San Gregorio ora di San Marco e quella di San Lorenzo (al cimitero); tutte chiese visualizzabili, nel Catasto Teresiano, dove è pure indicato l'oratorio di Maria Vergine detta Madonna del Pilastrello e poi “Madunina”. Nel trecento i Visconti avevano varie proprietà a Marcallo nella zona nord a circa 28 km da Milano e confinanti con Mesero (Cascina Malastalla) possedimenti comprendenti orti e case per pertiche 71 che, Luchino Visconti Novello, donò alla Certosa di Garegnano nel 1388. Altri possedimenti fondiari nella zona sud e a occidente, confinanti con Boffalora e Magenta, furono donati alla Certosa di Pavia da Gian GaleazzoVisconti nel 1396 e successivamente confermate da “grida” secentesche dell'imperatore Filippo IV nel 1646 e da suo figlio Carlo II nel 1699. Un agglomerato di celle monastiche, attribuite ai Certosini Pavesi, le ritroviamo all'inizio di Via Clerici lato sud, dal confine con Piazza Italia fino all'inizio di Via Roma. Nel '400 i Crivelli gestivano il porto di Boffalora sopra Ticino. La nobildonna Onesta Landriani moglie di Danesio Crivelli con testamento dell'8 dicembre 1479, rogito Sudati, istituì una cappellania per la celebrazione in perpetuo di una messa quotidiana nella chiesa parrocchiale di Marcallo chiamando al patronato della medesima il proprio figlio Balsamo Crivelli, e successivamente il di lui primogenito Beltramo, e tra i figli di detto Beltramo quegli fra di loro che nelle divisioni avrebbe abitato nel palazzo di Marcallo[13], e così successivamente sino all'infinito. Nel 1494 si erige il Titolo della Cappellania di San Michele presso la chiesa di San Nazzaro e Celso. Furono poi i Crivelli a subentrare nel'500 agli Arconati come feudatari a Marcallo. (Giornale araldico, genealogico diplomatico-Vol 23 pag 318). Da un contratto di affitto del 13 marzo 1508 si scopre che i 5 fratelli Crivelli di Marcallo, davano in affitto l'ospizio della Croce Bianca a Boffalora con il diritto di vendere pane bianco, vino e carne cotta e cruda in un'attigua bottega da fornaio, soggetta a particolari imposte. Nel 1515 un appezzamento di terreno in territorio di Marcallo, a ovest delle Vallogge e oggi nella vallata del Ticino di Bernate, aveva per coerenza da un lato il “flumen Navigii mediante strata” e dall’altro la “strata novarensis”. (Mario Comincini) Un altro lotto, attiguo a quello citato, vede la Cascina Malastalla compresa negli scritti della Certosa di Garegnano come territorio di Marcallo e collegata alle attività lavorative agricole di una grancia certosina. La conferma della sacralità del sito viene dall'affresco di una Madonna, ancora oggi visibile sotto un porticato della cascina.(Il santuario di Corbetta – Pag. 35 M L Gatti) Nel 1523 Francesco II Sforza riconobbe come interessati al patronato, quindi discendenti diretti da un antenato del XII secolo, i Crivelli di Marcallo.(ASL 1942 pag. 89). Un atto di vendita del 14/06/1511 da G. Francesco de Medici a Gabriele Crivelli di beni siti in Marcallo dimostra quanto le proprietà immobiliari fossero legate a pregnanti accadimenti naturali infatti, alla morte del Crivelli, gli stessi beni furono venduti dalla vedova Margherita da Garbagnate a Bernadino Fossano il 6 febbraio 1529. Il 16 novembre 1576, in occasione della sua visita a Marcallo, San Carlo Borromeo andò dalla cugina Laura Trivulzio, moglie di Antonio Maria Crivelli, passò poi dalla canonica ed andò a confortare gli ammalati di peste: ne morirono 85; menziona, inoltre, altre località del comprensorio da lui visitate: Cascina Crivelli, Cascina delle Croci, Cascina Menedrago e Cascina Cittadina. Gli Arconati rimasero a Marcallo fino ai primi decenni Seicento, quando caddero in disgrazia,per aver appoggiato i francesi (battaglia Tornavento), si divisero in due rami: uno ottenne la Contea di Lomazzo e l'altro il Marchesato di Busto Garolfo. Nel 1631 muore il parroco Bonomi di peste, per esorcizzare futuri luttuosi eventi nascono le cappellanie del Santo Rosario e di San Michele Arcangelo per opera dei Crivelli. (Archivio Parrocchiale). Il governo spagnolo cercò di assicurare nuove entrate al deficitario bilancio statale, specie nel decennio 1640 -1650, con la vendita dei feudi che ancora dipendevano dal regio demanio. Il 15 dicembre 1651 Marcallo divenne indipendente avendo pagato 1.890 lire milanesi alla Real Camera per emanciparsi dal vassallaggio. Luis de Benavides Carrillo, generale spagnolo, nell'aprile 1645 ordinò di approntare le “case herme” destinate alla cavalleria e la scelta cadde, tra le altre, su due località particolari: (Marcallo presso ndr) Magenta e (Postino presso ndr) Dovera, quest'ultima sulla SP 415. Entrambi questi luoghi furono già accomunati in passato, per motivi sia strategici che logistici, sotto il dominio degli Hohenstaufen. I signori del tempo a Marcallo, probabilmente i Crivelli, approntarono il necessario, concessero agli spagnoli in affitto: caseggiati, stalle, locali ad uso abitativo, fureria e persino quelli “ove altre volte si faceva l'hosteria”, il tutto capace di ospitare 14 cavalli e altrettanti cavalieri con relative vettovaglie. -Tratto da: Le case herme del Ducato (1645-1655) Alessandro Buono- Nel 1652 Filippo IV, Re di Spagna è il nuovo duca di Milano mentre gli Arconati nello stesso anno comprarono dai Maggi, rimasti senza eredi, il feudo di Magnago ma ritenuti usurpatori furono spogliati dei beni, incamerati dalla Real Camera e rivenduti ai Della Croce, già signori locali. I Della Croce avevano proprietà in Marcallo, si ha notizia dall'archivio parrocchiale di una cascina detta “delle Croci” e di Bartolomeo Croce parroco dal 1632 al 1654; questa famiglia era originaria ed aveva vaste proprietà fin dal ‘400 a Magnago, cittadina che diede origine anche alla nobile famiglia Magnaghi e alla famiglia Milani che si succederanno nelle vicende di questo territorio. Parte dei fondi rimasti a Marcallo ed appartenuti ai Visconti, alla morte del marchese Galeazzo Maria avvenuta nel 1685, andarono in lascito all'Ospedale Maggiore di Milano; i restanti passarono ai Castelbarco come anticipato dallo stesso marchese nel documento rogato da G. M. Pionnio (14) riguardante le “Scritture di pertinenza della famiglia Castelbarco relativa a Marcallo”. Gian Domenico Gatti, curato di Marcallo dal 1676 al 1699, destinatario di una missiva che titola: “Joanni Dominico Gatto Mediolanensi Presbytero in Oppido Marcallo, Plebis Curiae pictae vulgo Corbetta” ciò derime ogni dubbio su quale fosse, ancora nel '600 la tipologia dell'abitato cioè “oppido”. (BSM tomo1 pag. 671-672). Un ruolo rilevante a Magenta sembra avessero, nel '700, i Crivelli di Marcallo che a Boffalora possedevano 1176 pertiche di terreno contro le 1911 dei Vitali ed i 2053 della Certosa di Pavia. Il 21 aprile 1709 il chierico Pietro Francesco Pozzi è eletto titolare della “Cappellania del Santo Rosario”, eletta nella chiesa parrocchiale e di patronato della comunità. Nel 1716 il cardinale Benedetto Erba Odescalchi eresse in parrocchia la “Scuola del SS Sacramento”. Damiano Balsamo, in quel di Monza, ebbe due figli: Giuseppe e Rosa Balsamo; quest'ultima sposò Giulio Cesare Crivelli 1660-1734?, figlio di Ambrogio della linea dei Crivelli di Marcallo che fu vicario di provvisione dal 1709 al 1734 (Rivista Collegio Araldico ROMA Presso il Collegio Araldico). La coppia, non avendo avuto figli, nominò erede il nipote Giustiniano Balsamo, figlio di Giuseppe e di Rosa d'Esmandia, con l'obbligo di assumere il cognome Crivelli. I Padri certosini rimasero in Marcallo fino al 1783 quando l'ordine monastico fu soppresso da Giuseppe II d’Asburgo-Lorena che incamerò i loro beni per essere venduti. Nel 1756 il paese rinunciò alla sua libertà, a causa di ingenti debiti contratti negli anni precedenti, che comportavano per i coloni ingenti oneri per gli alloggiamenti delle truppe spagnole nonché per la riedificazione della cadente chiesa parrocchiale, nonostante le numerose sovvenzioni del nobile Ludovico Vitale e dei suoi fratelli. (Mario Comincini). Marcallo diventò feudo di Ludovico Vitali, la stessa famiglia amministrava finanze pubbliche e private dei governanti e nel contempo forniva allo stato di crediti, armi, foraggi, cavalli e uniformi. Antonio Vitali fece edificare accanto alla cascina colonica settecentesca in località “acquanegra”, presso il Ticino a Boffalora, una chiesetta per sopperire alle esigenze religiose degli abitanti locali e con atto notarile del 4 marzo 1816 la aprì alla pubblica devozione affidandone l'amministrazione all'allora parroco del luogo don Faustino della Volta. Ai primi decenni del '900 la proprietà passò ai Magnaghi di Marcallo, altri latifondist. Il 7 marzo 1820 con un bando d'asta tenutosi nella casa nobile di campagna di proprietà dell'illustrissimo don Antonio Milani, posta in Marcallo nell'attuale via Milani al civico 30, si vogliono vendere all'asta n. 80 piante di cima mista site in Romentino nel bosco Carbone. Il 20 marzo 1821 si tenne a Marcallo, nella casa dei nobili signori eredi Vitali[14], un'asta per la vendita di legna del bosco “boscaccio buono“nella valle del Ticino, territorio di Boffalora.[15] Il 4 giugno 1859, seconda guerra d'indipendenza, anche Marcallo fu coinvolta nei sanguinosi scontri della battaglia di Magenta che si svolsero in buona parte tra vigne e cascinali locali: la brigata Gault, della divisione Espinasse, è assalita violentemente a Marcallo dalle due brigate austriache di Baltin e Reznitzeck. Don Filippo Sessa curato del luogo, convertì la casa parrocchiale in ospedale: nel cortile c'erano, qua e là numerosi soldati Ungaresi, Tedeschi, Francesi, Zuavi, Italiani, morti e feriti, anche la chiesa n'era ingombra. In mezzo a questa moltitudine d'individui sofferenti, si vedeva il buon parroco prestare a tutti quei moribondi, parlando ugualmente il Francese come il Tedesco, gli ultimi soccorsi della religione e curare i feriti. (L'Araldo cattolico giornale religioso, scientifico letterario. 1859 pag. 210). I prigionieri tedeschi vi sostarono per ben tre giornate e per un lungo periodo nelle successive settimane si raccolsero armi in grande quantità, sparse nei campi. Le salme pietosamente raccolte furono deposte dietro il cimitero in apposito tumulo, ora monumentale, segno alle preci dei passanti.(Antonio Annoni 1895). La vittoria, in questa guerra, dell'esercito franco-piemontese su quello austriaco portò all'annessione di Milano e di gran parte della Lombardia al Regno di Sardegna che divenne, due anni dopo, Regno d'Italia. Durante questa battaglia i medici di battaglione Toselli Giacomo e Gavioli Giuseppe soccorsero, in Marcallo, 310 feriti francesi in un sol giorno; dai molti scritti risulta che il 9° Btg Bersaglieri, giunto a Marcallo, vi abbia trovato truppe francesi parecchio scosse che dopo essere state rincorate e all'apparire dei bersaglieri poterono essere ricondotte verso Magenta. Dal 1786 sino all'unità d'Italia Marcallo face parte della circoscrizione della provincia di Pavia.
Notizie Storiche su Località Barco.
Il toponimo sembrerebbe fare riferimento ad un luogo o area recintata e fa risalire le proprie origini all'epoca longobarda.
In un censimento di chiese, si hanno notizie già nel 1200, sul Crono della Chiesa Prospetturale di San Vittore di Corbetta.
Nel cortile del centro storico, denominato “il Castello o Curta Granda” in una casa d'abitazione attualmente di proprietà della famiglia Berra, sotto il portico, si trova un affresco del Trecento raffigurante Sant'Agostino e Sant'Ambrogio e la scritta: "Gloria in excelsis" - il tutto accompagnato da una raffigurazione dell'Annunciazione (attualmente distrutta) e, probabilmente, l’intero complesso nasce come monastero.
I Longobardi, invasori della Lombardia e dell’Italia, convertitisi al Cristianesimo presero poi come loro protettore San Michele Arcangelo, capo delle Milizie Celesti.
Molto probabilmente la chiesetta fu costruita da loro e dedicata al Santo.
Barco ha fatto parte della parrocchia di Ossona sino al 1923; dal Crono di questa parrocchia citiamo le stesse parole dalla “Memoria dei focolari”: nel 1568 Barco ne aveva 7 (focolari) con 56 abitanti.
Il parroco ci tramanda notizie anche sulla peste che colpì il milanese negli anni 1576-1577; San Carlo Arcivescovo di Milano, a quell’epoca, volle essere informato dai parroci, uniche autorità rimaste in quei terribili frangenti in tutta la Diocesi Ambrosiana.
In conseguenza dell’epidemia dei 56 abitanti di Barco ne morirono ben 9 dal 10 al 27 marzo 1577; solo la colonna con sopra una croce - senza l’altare andato perduto - è rimasta a testimoniare quel terribile periodo ed oggi è posta a dimora presso la piazza Bubry.
La Chiesetta di Barco venne sicuramente visitata da San Carlo nelle sue visite pastorali nella bassa milanese; il prelato la trovò in un pessimo stato di abbandono e la Curia di Milano consigliò al parroco di Ossona di demolirla o di restaurarla.
Nel 1700, sotto il Cardinale Federico Borromeo (cugino di San Carlo), venne allora restaurata e sull’affresco centrale, assieme all’effige della Madonna e dell’Arcangelo San Michele, venne aggiunto anche San Carlo.
Nel corso degli anni divenne una corte fortificata o presidio militare; sono stati rinvenuti vari cunicoli e passaggi sotterranei e uno di questi sbuca sotto l’altare della chiesa.
Si ha ragione di credere che si tratti di locali che un tempo facevano parte di un convento dei "Fratelli Ambrosiani" tra i cui fondatori si annoverava anche Alessandro Crivelli, da cui appunto il legame con la famiglia proprietaria.
Questo piccolo borgo diede i natali ad un illustre prelato; il 18 aprile 1874 nacque monsignor Paolo Castiglioni, legatissimo alla figura del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e che fu presidente del tribunale ecclesiastico arcivescovile di Milano nonché delegato al conclave del 1939 a seguito della morte di papa Pio XI.
A Barco, quindi, è situata la chiesa in onore di San Michele Arcangelo che risale al XII secolo (ma si ritiene che avesse origini ben più antiche).
San Michele era il protettore dei longobardi che diedero origine alla località Barco nel territorio di Casone, ora comune di Marcallo con Casone.
Al centro della navata, ai piedi dell’altare, viene sepolto Monsignor Paolo Castiglioni.
«D.O.M. PAVLVS CASTIGLIONI EPISCOPVS TITVLI FAMAGUSTAE
ET AUXILIARI MEDIOLANI CUM CULTURA ET RELIGIO ET OPUS EIUS
QUOD MAXIME DEDITUS OFFICIO SENECTUTI MAGNAM GLORIAM»
«A Dio ottimo e massimo Paolo Castiglioni Vescovo titolare di Famagosta ausiliare di Milano con la sua cultura con la sua religiosità e il suo operato alle quali al maggior grado fu dedito fino alla vecchiaia portò grande onore alle sue funzioni»
Nota sul passaggio di proprietà della chiesetta da privata alla curia.
Quando mori il Vescovo Castiglioni, il parroco dell’epoca Don Carlo Fossati chiese al proprietario Sig. Alessandro Garavaglia il permesso di seppellire le spoglie del vescovo; e Garavaglia donò alla curia la chiesetta.
Chiamato da Dio il 19 marzo 1943 all'età di 69 anni il prelato è raffigurato anche in un dipinto apposto ad una delle pareti.
I conti Valentini, antica e nobile famiglia mantovana di origini longobarde, assieme ai conti Jacini, originari di Casalbuttano (Cremona) dove possedevano un'azienda agricola, uno stabilimento per la filatura del lino e per la trattura e filatura della seta, furono gli ultimi grandi proprietari del luogo.
La famiglia Vitali finanzia le opere di ampliamento e di restauro della chiesa, intorno al XVIII secolo.
Sull’affresco dell’altare maggiore è raffigurata una Madonna col Bambino che porge un grappolo d'uva, simbolo della famiglia Vitali (presente anche nello stemma del comune di Marcallo con Casone) con a fianco il santo Arcangelo ed in primo piano, inginocchiato, San Carlo Borromeo (aggiunto successivamente)
L’interno della chiesa si presenta in forme semplici con un'unica navata di forma rettangolare e presbiterio semicircolare dal quale si accede alla piccola sacrestia sulla sinistra.
I soffitti interni sono caratterizzati da una volta a botte lunettata in corrispondenza dell’aula e da una cupola semi sferica affrescata con motivo a cassettoni con rosoni.
Sul fronte sinistro si aprono due finestre in ferro con vetri colorati a motivo semplice. I pavimenti sono in marmo con lapide marmorea del Monsignor Paolo Castiglioni.
L'esterno è contraddistinto da un unico portale d'accesso con decoro nella parte superiore e da un rosone di forma circolare. Il fronte, interamente intonacato, è terminato da una copertura a capanna in legno.
Altra nota sociale quanto economica dell’inizio 900
I Cucco, proprietari di fornaci in zona (ed in particolare il sig. Alfonso), costruirono a Barco nel 1925 una fornace per produrre mattoni su una superficie di 30.000 m² di cui 1.000 coperti, impegnando un centinaio di maestranze per lo più locali.
Molte di queste testimonianze sono frutto di una vita dedica alla cultura, all’arte e alle ricerche storiche di un nostro concittadino sig. Giordano Oldani e a lui vanno i nostri ringraziamenti.
Notizie Storiche su Località Barco.
Il toponimo sembrerebbe fare riferimento ad un luogo o area recintata e fa risalire le proprie origini all'epoca longobarda. In un censimento di chiese, si hanno notizie già nel 1200, sul Crono della Chiesa Prospetturale di San Vittore di Corbetta. Nel cortile del centro storico, denominato “il Castello o Curta Granda” in una casa d'abitazione attualmente di proprietà della famiglia Berra, sotto il portico, si trova un affresco del Trecento raffigurante Sant'Agostino e Sant'Ambrogio e la scritta: "Gloria in excelsis" - il tutto accompagnato da una raffigurazione dell'Annunciazione (attualmente distrutta) e, probabilmente, l’intero complesso nasce come monastero. I Longobardi, invasori della Lombardia e dell’Italia, convertitisi al Cristianesimo presero poi come loro protettore San Michele Arcangelo, capo delle Milizie Celesti. Molto probabilmente la chiesetta fu costruita da loro e dedicata al Santo.
Barco ha fatto parte della parrocchia di Ossona sino al 1923; dal Crono di questa parrocchia citiamo le stesse parole dalla “Memoria dei focolari”: nel 1568 Barco ne aveva 7 (focolari) con 56 abitanti. Il parroco ci tramanda notizie anche sulla peste che colpì il milanese negli anni 1576-1577; San Carlo Arcivescovo di Milano, a quell’epoca, volle essere informato dai parroci, uniche autorità rimaste in quei terribili frangenti in tutta la Diocesi Ambrosiana. In conseguenza dell’epidemia dei 56 abitanti di Barco ne morirono ben 9 dal 10 al 27 marzo 1577; solo la colonna con sopra una croce - senza l’altare andato perduto - è rimasta a testimoniare quel terribile periodo ed oggi è posta a dimora presso la piazza Bubry. La Chiesetta di Barco venne sicuramente visitata da San Carlo nelle sue visite pastorali nella bassa milanese; il prelato la trovò in un pessimo stato di abbandono e la Curia di Milano consigliò al parroco di Ossona di demolirla o di restaurarla. Nel 1700, sotto il Cardinale Federico Borromeo (cugino di San Carlo), venne allora restaurata e sull’affresco centrale, assieme all’effige della Madonna e dell’Arcangelo San Michele, venne aggiunto anche San Carlo. Nel corso degli anni divenne una corte fortificata o presidio militare; sono stati rinvenuti vari cunicoli e passaggi sotterranei e uno di questi sbuca sotto l’altare della chiesa. Si ha ragione di credere che si tratti di locali che un tempo facevano parte di un convento dei "Fratelli Ambrosiani" tra i cui fondatori si annoverava anche Alessandro Crivelli, da cui appunto il legame con la famiglia proprietaria. Questo piccolo borgo diede i natali ad un illustre prelato; il 18 aprile 1874 nacque monsignor Paolo Castiglioni, legatissimo alla figura del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e che fu presidente del tribunale ecclesiastico arcivescovile di Milano nonché delegato al conclave del 1939 a seguito della morte di papa Pio XI. A Barco, quindi, è situata la chiesa in onore di San Michele Arcangelo che risale al XII secolo (ma si ritiene che avesse origini ben più antiche). San Michele era il protettore dei longobardi che diedero origine alla località Barco nel territorio di Casone, ora comune di Marcallo con Casone.
Notizie Storiche su Località Menedrago
Il 9 giugno 1870 con Decreto Regio n. 5722 - vedi Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n 195, i due comuni
di Marcallo e di Casone sono stati uniti in un unico comune denominato Marcallo con Casone.
Marcallo oppidum celtico connesso all'allevamento dei cavalli, al loro svezzamento ed al loro addestramento; secondo Franco Marzatico fu probabile sede di fiere e/o mercati stagionali di cavalli e di manifestazioni o gare a questi connesse
Territorialmente l'abitato di Casone con le località di Barco, Cascina Nuova, Cascina Menedrago ed Asmonte formava il comune di Menedrago, esistito dal XVI secolo. Fu con la legge 23 ottobre 1859, in seguito all'unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna che il comune di Menedrago cambiò nome e divenne comune di Casone (1859 - 1870)
Gli abitati di Marcallo e di Casone, ad ogni modo, hanno origini molto più antiche, che risalgono al periodo celtico: il ritrovamento di spade ed else appartenuti agli Insubri, popolazione celtica che viveva in queste zone, fa risalire al V sec A. C. il fiorire dei primi insediamenti umani stabili nella zona
Diversi sono anche i reperti d’epoca romana, rinvenuti lungo tutta la strada mercatorum che costeggiava la riva sinistra del Ticino, da Pavia a Golasecca a da qui alla Gallia. Secondo la versione più accreditata il nome Marcallo è di origine latina e significa luogo di mercato.
Il primo riferimento storico certo che attesta l’esistenza di Marcallo risale al 1054.
Nel XVI sec. gli abitanti erano già 500, anche se la peste in quel secolo e nel successivo fecero molte vittime.
L’agricoltura, ed in particolare la coltivazione di cereali e di vite, ebbe un notevole sviluppo grazie al commercio con la vicina Milano.
Il 4 giugno 1859 è la data della sanguinosa battaglia di Magenta. che si svolse in buona parte tra vigne e cascinali di Marcallo e di Casone.
Solo nel 1870 Casone (dal latino Caseus = formaggio, da cui caseificio) con l’antica borgata di Barco vennero uniti a Marcallo per Regio Decreto, da cui la denominazione attuale di Marcallo con Casone.
Il termine "comune" ha origine dalle omonime istituzioni post-feudali, ma l'istituto affonda le sue origini nella pólis, la città-stato greca.
Il termine "comune" deriva dalle comunità rurali composte da contadini residenti, ovvero villani, in genere o lavoratori semiliberi e liberi che componevano i vicini ovvero gli abitanti delle ville o dei vicus, ovvero i villaggi, che si riunivano per definire insieme il rispetto delle leggi (regulae), ma soprattutto l'elezione del loro rappresentante davanti alle autorità maggiori.
Nella maggior parte degli ordinamenti di diritto positivo occidentali il comune è il centro della vita di relazione dell'individuo; è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, curandone gli interessi e promuovendone lo sviluppo ed è organizzato con un sindaco, una giunta e un consiglio